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MANDARIN

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Patrizia Ippolito | 15/03/08

“Che beelloo!”esclamai entusiasta spacchettando il mio regalo di trentaduesimo compleanno ed osservando curiosa la scatola bianca, ancora chiusa, su cui spiccava un buffo cinesino arancione.

Marcella e Simona intanto si scambiavano divertiti sguardi d’intesa. Appena un attimo ed i loro occhi si spalancarono, le sopracciglia s’inarcarono lievemente mentre le teste si drizzarono indietro in un inevitabile sussulto per la mia repentina domanda.

Con voce innocentissima, come una bimba inesperta che non afferra appieno la funzionalità degli oggetti che incontra per la prima volta, e chiede certezze ai “grandi”, domandai felice “cos’è?”.

La sicurezza che quel regalo mi piacesse correva su binari completamente indipendenti da quelli che si snodavano per accertarne l’identità. Come dire, il fatto che m’incantasse era puramente emozionale, che poi potesse anche servirmi era un valore aggiunto.

Le ragazze scoppiarono a ridere, per nulla spiazzate dalla mia reazione. E ammisero “Anche noi quando l’abbiamo visto abbiamo esitato un po’... il reparto era pieno di oggetti strani, e tuttora di uno non siamo sicure d’aver capito esattamente a cosa possa servire!”

Ripresi ad osservare la mia scatola e mi decisi ad aprirla. Dall’alto un cono zigrinato come una piccola piramide tonda mi suggerì la sua plastica essenza.

“Uno spremi-qualche-cosa...?” azzardai timidamente. Poi lo estrassi trionfalmente.

“Sì. Uno spremi-agrumi!” esclamammo in coro.