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Io e "la mia mitica 500"

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Rosa Borgia | 14/12/07

Avevo da poco compiuto 18 anni e quindi preso la patente, avevo ricevuto i soldi del "presalario" dall'università, per il voto dell'esame di stato e così un giorno andai, insieme a mio papà, da un meccanico che vendeva anche auto nuove e usate. Ne aveva parecchie nella sua officina e subito si mise a disposizione per spiegare ed elogiare le caratteristiche dei vari modelli e marche di auto esposte. Mio papà era lì ad ascoltare, cercando di farsi dare il maggior numero di informazioni possibili. Io invece cominciai a girare tra le auto, più attirata dal colore e dal modello che da tanti ragguagli tecnici. Così, guardando, la mia attenzione fu attirata da una Nuova Fiat 500 elaborata Giannini, color giallo senape con il volante piccolo e sportivo, gli interni in stoffa a quadretti verdi, bianchi e neri ed il tettuccio apribile. Era ferma lì e sembrava che aspettasse solo me, così la mia mente cominciò a correre: già mi vedevo seduta al volante di quell'auto, a scorazzare con il tettuccio aperto e con il vento che giocava tra i miei capelli, che allora portavo lunghi e quasi sempre sciolti sulle spalle.

Fu un attimo e decisi che quella sarebbe stata la mia prima auto! Adesso rimaneva il problema di convincere anche mio papà che quella poteva essere l'occasione che cercavamo. Mi avvicinai quindi al meccanico per chiedere il prezzo, incrociando le dita dietro la schiena e sperando che fosse compatibile con le mie finanze: 600 mila lire! Non ci potevo credere, il mio presalario ammontava ad appena 250 mila lire, me ne mancava più della metà! Io e mio papà ringraziammo il meccanico per il tempo che ci aveva dedicato e tornammo verso casa.

Forse mio papà aveva capito che quell'auto mi piaceva ma io, con l'amaro in bocca, non osavo parlare per timore che la risposta fosse: "non se ne parla nemmeno, di spendere tale somma!"

Quella notte non chiusi occhio, pensando a come potevo fare per racimolare quei soldi. All'epoca ero catechista nella mia parrocchia, dove c'era anche un gruppo di scout con ragazzi in età scolare: io universitaria (avevo fatto la "primina") ero abbastanza grande – e per le mamme abbastanza affidabile – da poter dare ripetizioni. Così non ci pensai due volte, cominciai a chiedere se qualcuno aveva bisogno di aiuto per i compiti. Nel giro di una settimana una mamma, la mia amica Michela, non solo mi aveva affidato il suo ultimogenito, ma mi aveva procurato anche altri due compagni. Ce l'avevo fatta! Con i soldi che avrei guadagnato fino alla fine dell'anno scolastico avrei potuto pagarmi "la mia mitica 500".

Tornai quindi dal meccanico per convincerlo ad aspettarmi, finché non sarei potuta tornare a ritirare l'auto; forse per fortuna o perchè aveva capito che quell'auto mi intrigava, mi promise che avrebbe tolto il cartello "vendesi".

Passarono così quei pochi mesi che portavano alla fine della scuola e, a risultati raggiunti, ottenni quanto mi spettava per il mio lavoro. Con l'intera somma, un pomeriggio di giugno, tornai con mio papà dal meccanico per dirgli di preparare tutti i documenti per ritirare l'auto, che nel giro di una settimana fu in mio possesso. Ricorderò sempre l'emozione di quella prima volta che potei stringere quel volante – piccolo, in pelle nera e sportivo – tra le mie mani per guidare l'auto fino a casa.

Quella notte non chiusi occhio nuovamente, ma questa volta la situazione era diversa: "la mia mitica 500" era lì, parcheggiata sotto casa e dal giorno dopo avrei potuto guidarla ogni volta che avrei voluto, senza più il timore che qualcuno più fortunato di me e con tutti i soldi a disposizione in contanti potesse portarmela via! Ormai più nulla poteva separarci.

Da allora sono passati ben 31 anni, ma il ricordo della "mia mitica 500" è ancora lì, intatto, insieme alle foto che ho fatto in quel periodo e che mi riportano indietro agli anni migliori della mia gioventù, quando i sogni erano ancora una cosa possibile.