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Chi sbaglia fa giusto.

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Patrizia Ippolito | 15/03/08

(Come da giovane Lampadina divenni donna-Parentesi)

C’ero io. Non troppo tempo fa.

E c’erano loro, Alice nel Paese dei Gigli e Lord Ingamba. Ci sono ancora.

Poi c’era l’Uomo della Pioggia. Anche lui c’è ancora, ma in altri modi.

Infine c’era re Achille. Lui purtroppo non c’è più ma, ad onor del vero, non c’era già allora perché è proprio dal ricordo di lui che iniziò tutto.

Era quasi Pasqua e la giovane Lampadina, con due codine, molto entusiasmo e sufficiente imbarazzo andò a prendere la sua sorpresa all’aeroporto: l’Uomo della Pioggia, un malioso di cui non aveva ben capito il mestiere. Per lei la parola “designer” era solo un illustre incontro di caratteri e così aveva chiesto di saperne di più. Lui le aveva spiegato che il design le stava intorno più di quanto non avesse immaginato. Il concetto era chiaro, tuttavia le appariva ancora avvolto da una nebulosa di punti interrogativi.

Così un giorno, ancora memore delle antiche parole dell’Uomo della Pioggia in una giornata di splendido sole, provò ad incontrare quest’eclettico design in un palcoscenico, curato tra gli altri da coloro che divennero i suoi più creativi amici: Alice nel Paese dei Gigli e Lord Ingamba.

In passato andare ad una mostra era stato solo sinonimo di pitture ed affini. In queste sale invece la ragazza vedeva solo piatti, lampade, sgabelli, servi della casa e qualche stranezza, eppure è così che la chiamavano: mostra. Forse che arredare casa sia arte? Si domandava perplessa.

La curiosità spingeva oltre il pensiero ed il cuore. Si ritrovò così a scoprire, attraverso il percorso-immagine sul mondo di mastro Achille, come tutto ciò che quotidianamente ci circonda sia frutto di scambi alchemici di materia, colori e forme plasmate dalle idee, impastate di scienza e tecnologia. Conclusione ovvia ma non sempre scontata per chi è circondato dal benessere bell’e pronto.

– Non è arte, però di sicuro questo “disegnare il mondo che ci serve” sa essere geniale – si rispose. Scoprì qui d’avere una gemella arancione: la Lampadina di mastro Achille. Come lei, piccolina, essenziale, troppo timida per diffondere la sua luce molto in là, ma che sgomitolava intorno a sé un filo di gentile vivacità.

Incontrò poi la rossa Parentesi e ne rimase incantata. In lei scorgeva il proprio modo d’esser donna che iniziava in quei giorni a venir fuori. Ben ancorata alla concretezza della terra, ma con la testa sempre più alta del punto dove non possono più volare gli aquiloni; una solida sospensione cromatica di passioni, come una funambolica traversata di Philippe Petit, ovvero una danza silenziosa di perfetti equilibri scanditi minuziosamente da un poeta dell’aria.

D’improvviso si voltò e guardò impietrita una delle frasi sul muro. Svelava ad angolo retto come al gran mastro fu possibile inventare le sue piccole magie, quattro parole in ribes nero che ancora oggi alloggiano orgogliose nella scrivania del suo I-book: “chi sbaglia fa giusto”.

Geniale. Bisogna essere curiosi, senza barriere emotive. Guardare oltre, percepire l’io, non solo delle cose ma delle persone, delle atmosfere, dei luoghi, riempire gli spazi vuoti tra gli enigmistici puntini sparsi per il mondo. È quello che faceva Lord Ingamba attraverso la sua fotografia. Lui sì che è riuscito a fotografare il cuore. Ed è quello che già faceva Alice nel Paese dei Gigli, cucendo competenze, determinazione ed intuito immaginifico. L’intrigante mostra, agli occhi della giovane Lampadina, era soprattutto opera loro. E da quel momento mastro Achille, se per altri fu anche maestro, divenne per lei re e guru insieme. Oggetto dal lat. Obicere, “porre innanzi” ricordò l’oramai donna-Parentesi. Non è necessario essere designer o fotografo per percepire l’esigenza del sentir oltre. E allora tutti in sella, perché “chi sbaglia fa giusto”!