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Caterina sbuff...sbuff...
Torna alla galleryL'altro giorno ero da mamma, e mentre spolveravo di buona lena con mia sorella ho ritrovato la vecchia caffettiera "napoletana" tanto cara al nonno. Ricordo quando ci canticchiava "sulo a Napule ò sanno fa" e, seduto attorno al tavolo insieme a nonna, mamma e papà, cercava di consolarci perchè eravamo troppo piccole per bere il caffè. Così questo rituale radunava tutta la nostra famiglia e tutto questo si è protratto nel tempo, ogni giorno puntualmente alla stessa ora fino al 2003 quando lui e papà erano ancora presenti tra noi. Questo simpatico spaccato di vita familiare è stato inoltre allietato per ben undici anni dalla presenza benefica del nostro dolcissimo yorkshire Fufi che non perdeva un solo convivio!
Torniamo alla napoletana che a casa mia rendeva quasi sacra, come ho detto prima, l'ora del caffè. Se vi descrivo la provenienza non ci crederete: arrivava dagli Stati Uniti. Ce la regalò la zia quando venne a stare da noi per un lungo periodo. Ricordo che fummo tutti molto sorpresi nel vederla sbucare dall'ennesimo baule. Papà infine volle quasi umanizzare questo prezioso aggeggio chiamandolo Caterina. Aggiunse che, per festeggiare l'arrivo della zia, avrebbe preparato lui il primo d'una lunghissima serie di caffè molto "speciali". E fu davvero così perchè da quella "borbottona" si sprigionava un aroma davvero molto inebriante.
Quando penso a Caterina è come se sfogliassi l'album della mia infanzia. Infine tra me e me dico che spesso la vita si prende gioco di noi; ciò perchè per lungo tempo ti proibisce d'avere o di fare certe cose, così tu le desideri sempre più. Quando infine decade il tabù e queste ti diventano all'improvviso accessibili non hai più voglia di farle. Mi è accaduto così col caffè. A quei tempi ho invidiato tantissimo i miei e avrei dato chissà cosa per gustare anch'io quella fumante tazzina di caffè. Oggi che invece potrei berne senza limiti l'ho addirittura abolito dalla mia dieta!
Sono tanti i ricordi legati a Caterina e potrei dilungarmi all'infinito! Proverò ad evocarne uno. Il nonno ci raccontava di quella notte quando nella sua baracca in Venezuela la caffettiera si mosse da sola. Dovete sapere che lui, come tanti altri calabresi disperati, spinto quindi dalla necessità, si avventurò in un paese sconosciuto. Ma questa sua impresa si rivelò ben presto fallimentare. Tornando a quella notte la caffettiera continuava a muoversi da sola fino a cadere per terra. Ma sul pavimento c'era il pentolone del minestrone che era riuscito a preparare la sera prima con tantissima fatica rinunciando, per esempio, a comprarsi il sapone. Tutto d'un tratto nel buio notò qualcosa che si muoveva attorno alla pentola. Quando accese la luce vide una gigantesca tarantola mezzo stordita dal caffè. Il nonno era giovane e forte e non si lasciò certo spaventare da un animaluccio del genere! Poi il minestrone era davvero in pericolo! Intanto il ragnone aveva già raggiunto l'orlo del pentolone. Allora il nonno con fare fulmineo, dopo aver indossato il guanto da lavoro, la agguantò, ma non la uccise liberandola in giardino. Ci spiegò che quel brutto animale in fondo non gli aveva fatto nulla di male ed aveva tutto il diritto di continuare a vivere nel suo habitat. Ci ricordò che tutti gli esseri viventi devono essere amati, anche il più repellente! Il racconto del nonno ci colpì tantissimo e da quel giorno aumentò il nostro amore per gli animali.
Oggi, a distanza di tempo, mentre ripongo nella credenza questa caffettiera sbuff...sbuff...posso confermare che oltre ad aver contenuto dell'ottimo caffè vi abbia contenuto e vi contenga ancora delle preziosissime e intramontabili lezioni di vita!